#IlCentenario | Dalla visione spirituale all’Identità
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di Giuseppe Fontana – Trascorsi cento anni dalla sua fondazione, oggi il fascismo pare non cessi di far parlare di sé. Tale visione spiritualistica incentrata sull’affermazione di una “terza via”, in netta antitesi alle proposte materialistiche fornite rispettivamente dalle agende neoliberiste e marxiste, trovò i propri natali il 23 Marzo del 1919.
Tralasciando gli accadimenti di natura prettamente storiografica, ciò che risulterebbe interessante analizzare oggigiorno, in merito all’affermarsi del fenomeno “fascismo”, non è certamente la natura del fascismo in sé, bensì le istanze intrinseche che quest’ultimo riuscì dapprima ad intercettare, far proprie, e successivamente renderle condivisibili da quella moltitudine di italiani che durante l’intero “ventennio”ne legittimarono, attraverso il plebiscitario consenso, l’agire dello stesso. Ciò che è da ritenersi certo è che, ad oltre sette decadi dal suo tramonto, il fascismo, generi tutt’oggi profonde inquietudini, soprattutto nelle menti di chi ne teme quella primordiale scintilla identitaria insita nell’animo umano e capace di travolgere e rendere vano ogni tentativo storico di omologazione culturale . Per comprenderlo realmente , più che indagare su “esso” rilevante e propedeutico sarebbe indagare sul ”cosa”, estrapolato dal fascismo, risulti rappresentare oggi la reale fonte del “pericolo” che sta alla base di tale ossessione nei confronti di esso.
Tralasciando infatti le luci e le ombre che dal fascismo innegabilmente scaturirono, in un periodo storico tormentato dal materialismo e dal nichilismo passivo, esso fu anche esaltazione dell’irrazionale contro il razionale, della volontà che trionfa sul fato, ma soprattutto la celebrazione dell’apoteosi dello spirito che, colmo di trascendenza, si scaglia innanzi all’eresia materistica. Comprendendo tale premessa si può facilmente dedurre quanto, presso l’attuale società materialista, dedita al consumo, incline al nichilismo passivo e strettamente dipendente dall’economia di mercato, qualsiasi riferimento e richiamo ad una scala di valori trascendenti possa rappresentare una reale minaccia per un Sistema che, invertendo e reinventando la figura dell’essere umano, ne distrugge ruolo e finalità sin dalla radice.
E’difatti innegabile che il concetto stesso di Homo oeconomicus mal sposandosi con le reali ed innate caratteristiche sociali e spirituali tipiche di ogni essere umano, risulterebbe estremamente vulnerabile innanzi all’insinuarsi di determinanti stimoli provenienti da taluni ideali che, ponendo l’Uomo come parte integrante ed integrata in seno ad una Comunità di riferimento, ne esaltano le reali quanto vere finalità. Lo spirito, intrinseco ad ogni essere umano, innanzi all’attuale e costante riaffiorare del nichilismo passivo, emergendo dalla profondità delle coscienze si scontra contro gli evidenti paradossi di una società che nei fatti società non è. Parlare oggi di scelta Identitaria, significa anche contribuire alla messa in luce delle evidenti, quanto paradossali, contraddizioni che pervadono il fronte materialista delle sinistre progressiste. Femministe indaffarate per la legalizzazione della prostituzione, esperti di diritti umani che ostentano e sostengono la fondatezza del diritto all’aborto, medici dediti all’eutanasia, sacerdoti che negano Satana.
Sono solo alcuni degli infiniti e paradossali esempi che esponenzialmente emergono e travolgono un Occidente sempre più svuotato da quell’anima legata al sangue ed alla terra che, fin dai tempi delle Termopili, gli fu propria. Innanzi alla minaccia cosmopolita su basi materialistiche, il fascismo fu una risposta identitaria e spirituale su base nazionale. Oggi come ieri, a fronte di una ugual minaccia, mutando gli strumenti, la reazione sociale mantiene però i medesimi obiettivi. La lotta culturale, difatti, diviene oggi il reale strumento per raggiungere quell’egemonia culturale capace di “portarci non là dove ci si difende, ma là dove si attacca”.Essere dunque identitari non significa certamente appartenere o rispondere ciecamente a dottrine ed ideologie vecchie e statiche che antepongono l’oggetto al soggetto. Il concentrarsi sull’individualità, ma al contempo contrastando tenacemente l’individualismo, ci induce a comprendere che ciò che conta sia l’Uomo, inteso però come parte integrante di un contesto sociale di riferimento.
In considerazione di ciò, la difesa delle peculiarità storiche, culturali e spirituali delle diverse realtà sociali che caratterizzano le società umane rappresenta il vero ed unico antidoto contro l’aberrante dottrina che vede, nel meticciato culturale, l’ immanente fine dell’umanità.
# centenario fasci di combattimento