Il Movimento rischia la definitiva uscita di scena dal panorama politico italiano a causa di scelte e decisioni che lo hanno messo sul medesimo piano dei ben più consolidati partiti liberali e progressisti
di Francesco Marrara – Trasformismo e ambiguità rappresentano, oramai da qualche tempo, presupposti consolidati in seno al Movimento Cinque Stelle. Dopo il boom delle politiche del 4 marzo 2018, il Movimento, con le elezioni europee dello scorso 26 maggio ha nettamente dimezzato i propri consensi. Probabilmente oltre al fattore comunicativo, fondamentale nell’era dei social e delle piazze virtuali, il lento declino dei grillini è dovuto ad alcuni dei seguenti fattori: il progressivo distacco tra le istanze portate avanti dalle base e le decisioni prese dalla classe dirigente; l’appiattimento, sui grandi temi (Sovranità, Immigrazione, Famiglia, Unione Europea), sulle medesime posizioni dei tradizionali partiti liberali e progressisti.
Per quanto riguarda il primo presupposto, l’unico vero collante tra il sentimento nazionalpopolare e la dirigenza è incarnato dalla figura di Alessandro Di Battista il quale, con dichiarazioni impertinenti e partecipazioni ad iniziative culturali controcorrente, cerca di mantenere in vita quell’anima dura e pura del Movimento delle origini. Dall’altro, questi interessanti tentativi vengono completamente resi vani dalle prese di posizione di coloro i quali rappresentano il Movimento all’interno dei palazzi istituzionali. A tal proposito ricordiamo il recente contributo all’elezione del Presidente della Commissione Europea, nonché la volontà di far entrare Atlantia – società facente capo alla famiglia Benetton e finita sotto l’occhio del ciclone dopo il crollo del Ponte Morandi – tra gli azionisti di Alitalia. Dunque, un elettore attento a determinate dinamiche, perché dovrebbe continuare a sostenere il Movimento piuttosto che avvicinarsi ad un altro partito che, nelle proprie corde, manifesta con molta franchezza una vocazione più coerente e consolidata?
Da queste brevi, ma cruciali, considerazioni è possibile constatare come il M5S abbia quasi completamente esaurito la spinta innovativa e propulsiva delle origini. È giunto il momento di dichiarare apertamente che il vero ruolo della creatura di Grillo e Casaleggio era quello di incanalare il dissenso popolare all’interno di un contenitore che, una volta raggiunto il proprio obiettivo, avrebbe dovuto pian piano sgonfiare e annientare il diffuso malcontento popolare. Consapevoli che il M5S rappresenti ancora la forza politica guida dell’attuale governo, tuttavia, a meno di clamorosi capovolgimenti di fronte nella linea politica interna, l’esperienza politica targata Cinque Stelle è quasi definitivamente giunta al capolinea a causa di una strategia politico-comunicativa scellerata ed autolesionista.