Una conversione in senso ambientalista dell’economia, e quindi della produzione e dei consumi, non può prescindere da un rapporto di prossimità con il territorio e, soprattutto in Italia, una riscoperta della sua cultura rurale: “la natura come comunità”.
di Giorgio Arconte – L’uomo custode della natura, edito da Historica e a firma Ferrante De Benedictis è un viaggio all’interno del mondo conservatore in versione “ecologista”. Il conseguenziale rapporto fra le destre e la natura è stato già esplorato nell’ultima opera di Giubilei,“Conservare la natura”, e da qui sembra nascere questo piccolo ma molto denso saggio di De Benedictis.
Il tema dell’ambiente e del benessere della Terra ormai è protagonista nel dibattito politico italiano ed occidentale, per questo la cultura di “destra” e, nello specifico, quella “conservatrice” non vuole e non può sottrarsi con proprie analisi e proposte. Il punto di partenza di questa originale prospettiva è sempre il locale, perché solo da un legame intimo e personale con la propria terra e la propria comunità può nascere quel sentimento di amore che è condizione necessaria per la cura del Creato. Le soluzioni che guardano al globale, con proposte spesso radicali e avulse da un contesto di realtà, si rivelano spesso solo vuoti espedienti ideologici buoni solo a riempire slogan “gretini”. «Conservare e insieme custodire – spiega De Benedictis – vuol dire anzitutto amare e quindi proteggere, ma non si può né amare né proteggere se non si ha in animo un’idea di comunità e di etica. Etica della terra appunto che allarga i confini della comunità di persone al suolo, alle acque, agli animali di cui l’uomo ne è custode e non proprietario».
Una conversione in senso ambientalista dell’economia, e quindi della produzione e dei consumi, non può prescindere da un rapporto di prossimità con il territorio e, soprattutto in Italia, una riscoperta della sua cultura rurale: “la natura come comunità”. A tal proposito, una bella soluzione fra il pedagogico e l’ecologico, individuata dall’autore, è l’individuazione di zone chiamate “Wilderness”, ovvero una sorta di parchi naturali incontaminati. Ciò, però, non significa escludere l’uomo che, anzi, è parte integrante di questo contesto “selvaggio”. L’essere umano, infatti, non è un nemico della natura ma è parte di essa, ovviamente quando questa è in armonia con il territorio. Un esempio su tutti è la caccia, pratica che se giustamente regolamentata, diventa un naturale strumento per la conservazione e la tutela della biodiversità.
Il libro attraversa anche una approfondita analisi sui fenomeni di inquinamento e sugli scenari energetici che possono caratterizzare i prossimi anni, traendo da questi analisi e possibili soluzioni: una Terra pulita è possibile.